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Scuole Primarie | Per tutte le scuole
Bulli, vittime, spettatori
di Elena Buccoliero, Ed. La Meridiana, Molfetta (Bari) 2006
Pagine: 120
Prezzo: € 12,00
È “Tutto normale” ciò che si svolge nelle scuole visitate in questi racconti, dove una ragazza con handicap viene tormentata dalle compagne e trova supporto solo in una compagna straniera, perché cosciente di cosa significhi sentirsi diversi; o dove una ragazza può essere molestata sessualmente da alcuni compagni, durante la lezione e in presenza dell’insegnante, senza che questo susciti una reazione evidente nella scuola; o dove un ragazzino di 12 anni, in una scuola delle migliori per estrazione culturale e sociale delle famiglie, arriva a tentare il suicidio perchè costantemente preso in giro dai compagni...
Sono questi alcuni dei temi affrontati in “Tutto normale”, una raccolta di 7 storie di scuola che ci portano dentro ai pensieri e alle emozioni di ragazzi come tutti, coinvolti in dinamiche distorte in cui per sentirsi forti e accettati c’è bisogno di schiacciare i più deboli.
Due racconti si svolgono fuori dalla scuola: Il battesimo di Rocco, sui riti di iniziazione verso i “primini” che avvengono sui mezzi di trasporto degli studenti pendolari, e Edoardo è diventato buono, l’incontro di un bullo e una vittima molti anni dopo, quando le ferite del passato si riaprono e vengono riviste alla luce della consapevolezza presente.
Tutti i racconti prendono spunto da fatti realmente avvenuti e incontrati dall’autrice durante un lungo lavoro con insegnanti, studenti, operatori della prevenzione.
Indice
. Il battesimo di Rocco
. Marco, non è il momento
. Andra: buttato fuori
. Amina sta bene
. Francesca può piangere
. Edoardo è diventato buono
. Roberto, in piedi sulla sedia
Bibliografia
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Racconto
Francesca può piangere
“Adesso lo mordo…”, ripete a se stessa, “adesso lo mordo e lo faccio pentire di…”.
Anzio le muove la testa avanti e indietro stringendole i capelli: "Sei una troia, una lurida schifosa ecco cosa sei, puttana come tua madre…". Non è vero non può essere, adesso l’insegnante si accorgerà che… Giacomo le stringe le mani dietro la schiena – e Anzio "Sei bravissima…, non volevi altro, fai vedere come si fa, fatti vedere…". Tutto è un sibilo, un soffio sulla faccia… Urla formule la prof di matematica ignorata da tutti, frammenti arrivano fino a… Francesca terrorizzata chiude gli occhi, la nausea le stringe lo stomaco, i conati impediti dalla mano di Anzio che non la vuole mollare… devono esserci i compagni mille miglia da lì. Mattia che la tiene ferma dalle spalle: "Non la sfondare tra poco tocca a me". 'Adesso soffoco adesso muoio adesso mordo'. Quelli di prima fila non si accorgono di niente. Anzio che non vuole finire… Anzio che finirà. In fondo all’aula ragazzi terrorizzati pregano che sia breve. Il vomito sale appena. Giacomo lascia andare le mani."Pulisci troia, non ti è piaciuto quello che ti ha dato?". Il pavimento dell’aula imbrattato di sostanze gastriche e sperma… le lacrime di Francesca – "e adesso guai se parli" – l’orrore.
Francesca attraversa l’aula correndo, rossa in volto, sconvolta. Balbetta qualcosa, chiede di uscire. L’insegnante sorpresa stacca il gesso dalla lavagna, la guarda appena:
“Sbrigati! Non vedi che sto spiegando?”.
* * *
Il giorno seguente nello spogliatoio delle ragazze, poco prima della palestra, nessuno fiata. Meno che mai con Francesca, che se ne sta tutta raccolta in un angolo insieme a Gloria, la sua amica di sempre, e si sveste in silenzio. Non sa nemmeno se i compagni hanno una cognizione precisa di quanto è accaduto, o quale sia la loro opinione al riguardo. Ha chiesto a Gloria di non lasciarla sola nello spogliatoio, così l’amica – che oggi non farà ginnastica – è rimasta accanto a lei ad aspettare che finisse di prepararsi. La sua presenza aiuta Francesca a fermare le lacrime – piangerà subito dopo, in autobus fino a casa dove di nuovo dovrà cercare di controllarsi, per non suscitare la curiosità dei genitori. È convinta che i suoi non capirebbero. Le hanno sempre detto di essere più riservata, di piantarla con le polemiche su tutto quello che non le va, e lei non ha mai voluto dar retta. Le direbbero che questa è la conseguenza del suo modo di fare troppo avventato – e lei stavolta non ha voglia di sentire prediche.
Dall’inizio della scuola – sono passati quattro mesi, Francesca è in prima superiore e conosce appena i compagni – il rapporto con gli altri non è stato poi così brutto. Più che altro si stava le ragazze tra loro e i ragazzi altrettanto, s’intende non nei lavori di scuola ma nell’intervallo, nei pochi momenti liberi. I professori però hanno sempre detto che quella è la classe peggiore della scuola: incontenibile, rumorosa, frammentata. Ostile verso gli adulti, sfuggente nella relazione.
Certi insegnanti proprio non riescono a fare lezione. L’ora di matematica, per esempio, a tutto serve meno che a imparare. Tolti i soliti cinque della prima fila che ascolterebbero anche un muto, gli altri fanno i fatti loro, studiano altre materie, giocano a carte, ascoltano musica, alcuni addirittura cantano il motivetto del walk man, si chiamano (e spesso si insultano) da una parte all’altra dell’aula, lanciano pallini ciucciati o altri oggetti non ben identificati…
A Francesca questa situazione non è mai andata giù. Non che sia proprio una secchiona, questo no, ma è del parere che almeno un po’ di rispetto ci vuole, anche verso se stessi – e le sembra indecente trattare un’insegnante come i compagni fanno con la prof di matematica. Ora si sente umiliata due volte, dai compagni e anche dalla prof che ha lasciato avvenire tutto, chissà quanto consapevolmente? D’accordo l’armadietto copriva le loro sagome, ma possibile che non abbia sentito neppure un lamento? Che il caos della classe abbia coperto proprio tutto?
* * *
Francesca esce dallo spogliatoio e subito:
“Non ti sembra che questa volta abbiano un po’ esagerato?”, sussurra Fabrizia occhi turchini rivolgendosi a Irene, come lei rappresentante di classe.
“Mah… Francesca non ne vuol parlare…”.
“Se capitasse a te, ne parleresti?”, chiede Fabrizia.
“Se capitasse a me, gli darei un calcio nelle palle che gliele manderei in orbita”.
“D’accordo Irene, ma metti che tu non riuscissi a…”.
“Non ci credo. Se una non vuole, non ci sta”, sentenzia la compagna.
“Allora dici che non dobbiamo dire niente ai prof?”.
“Noooi? Sarai matta?”, trasecola Irene. “Per me quel che è successo a Francesca sono fatti suoi. Se vuol parlare con qualcuno, parlerà”.
“Io credo che al suo posto denuncerei”, dice con fermezza Monica nell’altro angolo dello spogliatoio. Ma Caterina si stringe nelle spalle ossute e diafane:
“Per cosa? Per sentirti dire che è colpa tua?”.
“Va beh ma allora tutto va avanti come sempre. E se la prossima volta tocca a te?”.
“Stai zitta, sono terrorizzata”, trema Caterina.
“Sì sì, io denuncerei. Almeno la cosa verrebbe affrontata”.
“No, io mi vergognerei troppo”.
“Io dico che dovrebbero vergognarsi loro”, ribatte Monica.
“Mi vergognerei lo stesso. È troppo brutto”.
“E allora cosa faresti?”.
“Non lo so…”, conclude Caterina, “credo che non avrei più nemmeno il coraggio di venire a scuola”.
“E comunque secondo me si è divertita anche lei”, ipotizza Alessia mentre finisce di asciugarsi i riccioli castani e indomabili.
“Tu dici? Sai che anch’io me lo sono chiesta?”, rincara la dose Guendalina, detta Gwendy.
“Ma sì, dai, è chiaro. Non ha fatto neanche troppa resistenza”.
“Lo credo anch’io”, aggiunge Marcella che ha ascoltato il dialogo tra le compagne. “Era da un bel pezzo che le ronzavano attorno, le facevano i dispetti…”.
“Beh, non erano mai arrivati a…”, intende Gwendy.
“No, ma continuamente le alzavano la maglietta, facevano cadere la gomma dal banco per guardarla sotto la gonna…”.
“Se si può chiamare gonna, poi, quel rettangolo microscopico che tiene sotto l’ombelico”, ironizza ancora Alessia. “Per me lei non aspettava altro”.
“Già. E adesso che è successo sarebbe anche capace di fare la vittima”, aggiunge Gwendy.
“Staremo a vedere…”, sospira Marcy, e si allontana. Gwendy e Alessia restano sole, e Gwendy:
“Ma… cioè insomma… ma tu l’hai mai fatto con il tuo moroso?”.
“Iiio? Noooo.. cosa dici? Insomma…”.
“Aaaah, sei diventata rossa!”.
“Dai, non fare la stronza, io non… cioè…”.
“Dì la verità… dai!”.
“Avete finito di chiacchierare?”, grida la prof di ginnastica dalla palestra. “Forza, è ora di rientrare in classe".
* * *
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